Crioconservazione ovocitaria
Il “Social Freezing” si riferisce alla possibilità di crioconservare i propri ovociti quando le ovaie sono ancora sufficientemente “giovani” da produrli, per garantirsi la possibilità di posticipare la maternità o superare eventuali futuri problemi di infertilità tramite l’inseminazione artificiale.
Il “Social Egg Freezing” è stato inizialmente introdotto per preservare la fertilità in quelle donne che a causa di patologie destruenti l’ovaio, predisposizione genetica o chemio/radioterapie antitumorali rischiavano di andare incontro ad un esaurimento ovarico precoce. La possibilità di crioconservare gli ovociti tuttavia può essere estesa a quelle donne che per motivi personali non desiderano una gravidanza a breve, e che tuttavia non vogliono pregiudicarsene la possibilità in futuro, quando in ragione del fisiologico invecchiamento ovarico le loro probabilità di ottenerla saranno minori e magari si rende necessario giocoforza il ricorso all’inseminazione artificiale. Difatti, da un lato vi sono radici sociologiche che sempre più hanno portato a ritardare l’età del primo concepimento per motivi correlati a fattori sociali ed economici: instabilità economica, necessità di studiare e consolidare la carriera ma anche precarietà o instabilità relazionale. Dall’altra la fisiologia della riproduzione femminile non ha seguito di pari passo tali mutamenti sociali. Il numero di ovociti a disposizione di ciascuna donna è un “patrimonio” fatto e finito, non rinnovabile, che riceve alla nascita e che con l’aumentare dell’età va via via riducendosi: le cellule uovo “invecchiano” insieme alla donna, non sempre sono idonee ad essere fecondate e presentano un rischio maggiore di anomalie cromosomiche.
Pertanto non si può fermare l’ “orologio biologico”, e portare a termine con successo una gravidanza a ridosso dei 40 anni risulta più difficile. In tal senso, per quelle donne che intendono posticipare il progetto di una famiglia, ricorrere all’Egg Freezing consente di “congelare” l’evolvere del tempo in termine di gameti che potranno essere utilizzati poi in futuro tramite inseminazione. Il congelamento di ovociti per ragioni sociali non va senz’altro inteso come una certezza, ma come la scelta di aumentare le proprie possibilità di gravidanza in futuro. L’Italia in particolar modo, a seguito dell’entrata in vigore della legge 40 del 2004 che limitava il congelamento embrionario, è risultata all’avanguardia nel congelamento ovocitario e quindi ha contribuito ad un costante miglioramento dei risultati di questa tecnica.
Cosa deve fare la donna prima del congelamento?
La donna, presa la decisione di ricorrere al SOCIAL FREEZING indipendentemente dalla sua situazione familiare, si sottoporrà ad una stimolazione ovarica controllata e a monitoraggi dell’ovulazione, sierici ed ecografici, al termine dei quali avrà luogo il prelievo ovocitario (pick-up).
Nel corso di questa procedura chirurgica ambulatoriale, svolta in sedazione, verranno prelevati tutti gli ovociti formatisi a seguito della stimolazione, e quelli idonei in termini di maturità verranno congelati in azoto liquido in Laboratorio (-196 gradi C°) fino a quando lo desidera la paziente.
Come può utilizzare la donna i suoi ovociti crioconservati?
Nel momento in cui la donna lo richieda, potrà essere programmato un trattamento di fecondazione assistita utilizzando gli ovociti congelati (avranno l’età della signora al momento del congelamento) e il liquido seminale del partner per effettuare l’inseminazione artificiale.
Dopo un’adeguata preparazione endometriale ai fini di accogliere la gravidanza, gli ovociti verranno scongelati e posti a fertilizzare con il seme del partner mediante tecnica ICSI.
Se si compiranno fertilizzazione e clivaggio (ovvero le tappe fondamentali dell’iniziale sviluppo embrionario) gli embrioni così formatisi verranno trasferiti a livello dell’utero della signora e le percentuali di successo saranno analoghe a quelle di cicli da scongelamento in donne di pari età a quella della signora al momento del congelamento.
La crioconservazione del liquido seminale
La possibilità di preservare, tramite congelamento, la struttura e la funzione di cellule e tessuti ha un ruolo fondamentale in molte aree della biologia e della medicina.
Oggi il congelamento del liquido seminale è ampiamente in uso in tutti i centri di fecondazione assistita, permette la nascita di numerosi bambini in tutto il mondo e riveste un ruolo importante nelle procedure di PMA.
Questa tecnica fa sì che non sia necessario che il partner maschile sia presente al momento di un eventuale prelievo ovocitario e permette la conservazione di spermatozoi ottenuti chirurgicamente dalle vie seminali di pazienti azoospermici. Il congelamento permette quindi di minimizzare il rischio di non avere spermatozoi disponibili al momento dell’inseminazione.
Il congelamento del liquido seminale rappresenta una concreta possibilità di preservazione della fertilità nell’uomo e consente di conservare gli spermatozoi per un tempo indefinito sospendendo in modo reversibile le attività biologiche di queste cellule.
Gli spermatozoi sono cellule molto resistenti, l’unica alterazione che subiscono in seguito al congelamento e allo scongelamento è la riduzione del 15-20% della motilità rispetto a quella che possedevano prima del congelamento (WHO, 2021). La vitalità e la capacità fecondante rimangono inalterate. La temperatura di stoccaggio richiesta per un mantenimento effettivo a lungo termine della crioconservazione in azoto liquido è di -196 °C, il quale permette uno stoccaggio perenne (Pegg DE, 1997).