FIVET (Fecondazione In Vitro ed Embrio Transfer)
La FIVET è una tecnica di Procreazione Medicalmente Assistita di II livello che consiste nell’ottenere la fecondazione dell’ovocita al di fuori del corpo della donna con conseguente formazione dell’embrione e successivo trasferimento in utero dello stesso.
Tale procedura, relativamente poco invasiva, garantisce una percentuale di successo pari al 25%-30% (Fleming, 2008).
Le variabili che incidono sul risultato FIVET sono:
Età della paziente
La fertilità della donna diminuisce progressivamente con l’età; in particolare dopo i 35 anni a causa di una scarsa riserva ovarica, basso indice di fecondazione per la ridotta qualità degli ovociti, aumento di anomalie genetiche nel prodotto del concepimento ed aumento dell’abortività spontanea.
Situazione maschile
Un liquido seminale povero in quantità e qualità di spermatozoi diminuisce la percentuale di fecondazione.
Situazione uterina
La presenza di patologie uterine (malformazioni, fibromi, polipi, aderenze) può pregiudicare la riuscita dell’iter in quanto viene ostacolato l’annidamento dell’embrione.
Situazione ovarica
Affinchè la FIVET possa avvenire con successo, è necessario che almeno un ovaio sia funzionante e risponda allo stimolo ormonale. Le indicazioni principali alla FIVET sono:
- danno tubarico irreversibile
- endometriosi
- riduzione dei parametri seminali rispetto ai valori ritenuti normali
- sterilità ad eziologia sconosciuta che colpisce il 10-20% delle coppie
Esecuzione della procedura
La procedura si articola complessivamente in quattro fasi principali:
01. Induzione della ovulazione
Al fine di poter disporre di più ovociti da fecondare e di aumentare così le possibilità di successo, la donna viene sottoposta a induzione della crescita follicolare multipla mediante la somministrazione di ormoni (gonadotropine), che permettono la maturazione di più follicoli. Lo sviluppo follicolare viene quindi monitorato mediante controlli ecografici ripetuti e dosaggi dei livelli di estradiolo fintanto che i follicoli di maggiori dimensioni non abbiano raggiunto un diametro medio superiore ai 17-18 mm allorchè viene somministrata una dose di Gonadotropina Corionica Umana (hCG), necessaria alla loro maturazione terminale, la quale mima il picco naturale dell’ormone luteinizzante – LH.
02. Prelievo ovocitario
Il prelievo degli ovociti (pick-up ovocitario) viene eseguito dopo un intervallo di 36 ore dalla somministrazione della dose di gondotropina corionica (poco prima dell’ovulazione); tale procedura viene eseguita per via transvaginale ecoguidata mediante aspirazione del liquido follicolare.
03. Fecondazione in vitro
Dopo 3-4 ore dal recupero degli ovociti si procede all’inseminazione degli stessi utilizzando il seme del partner, precedentemente trattato, ed all’incubazione a 37 °C e 6% di CO₂ per 16-20 ore per permettere un incontro spontaneo dei gameti maschili e femminili e la fecondazione.
04. Trasferimento in utero degli embrioni
Gli embrioni formatisi dalla fecondazione, dopo 48-72 ore dalla aspirazione dei follicoli, vengono trasferiti in utero per via vaginale sotto controllo ecografico per mezzo di un sottile catetere, con una tecnica poco invasiva ed indolore.
RISCHI DELLA PROCEDURA
La tecnica FIVET può comportare numerosi rischi per la salute della donna.
La stimolazione ormonale può portare alla crescita di numerosi follicoli con eccessivo aumento di volume delle ovaie, dolori addominali, edemi e aumento di peso. Nei casi più severi questa situazione evolve nella sindrome da iperstimolazione ovarica e si accompagna ad altri sintomi quali nausea, vomito, diarrea e raccolta di liquido in cavità addominale e/o toracica, fino a richiedere addirittura l’ospedalizzazione della paziente.
La sindrome da iperstimolazione è piuttosto rara (1-5%) poiché la paziente è costantemente seguita durante questo programma.
La probabilità di incorrere in gravidanze multiple aumenta del 20-25% rispetto a quanto avviene nella gravidanza spontanea (2%) (Fleming, 2008).
Questo succede solo se viene trasferito nella cavità uterina più di un embrione.
La possibilità di avere gravidanze extrauterine è aumentata del 5% rispetto a quanto avviene nel caso di concepimento spontaneo (0.5%) (Fleming, 2008).
ICSI ( IntraCitoplasmatic Sperm Injection )
Anche la procedura ICSI fa parte delle tecniche di II livello; tale tecnica differenzia dalla FIVET, precedentemente descritta, esclusivamente nella modalità di fecondazione in vitro in quanto la ICSI prevede l’iniezione intracitoplasmatica di un singolo spermatozoo nel citoplasma ovocitario mediante l’utilizzo di micropipette comandate meccanicamente da un sistema di micromanipolazione.
La tecnica ICSI permette, oggi, di parlare di capacità fecondante anche in partner maschili non idonei alla FIVET poichè affetti da grave oligospermia o azoospermia ostruttiva.
In questi ultimi casi, trattando spermatozoi prelevati direttamente dall’epididimo o dal testicolo (Pesa-Tese).
INDICAZIONI
La fecondazione in vitro con ICSI è raccomandabile a tutte quelle coppie con una infertilità da fattore maschile medio/severo (con una concentrazione spermatica inferiore a 10 milioni di spermatozoi per ml ed una motilità progressiva inferiore al 25%) e a quelle coppie in cui un precedente ciclo FIVET è esitato con una mancata fecondazione o in un tasso di fecondazione inferiore al 25% (Fleming, 2008).
La fecondazione in vitro può avvenire:
Con ovociti omologhi e seme omologo
Con ovociti omologhi e seme eterologo (FIVET-D)
Tale tecnica permette di utilizzare gli ovociti della partner prelevati durante il pick up (prelievo ovocitario) e il liquido seminale proveniente da donatore.
Il donatore verrà selezionata in base ai requisiti soggettivi e alle caratteristiche fenotipiche della coppia.
Tutti i donatori vengono sottoposti a screening genetici ed infettivologici che ne garantiscano il buono stato di salute e l’assenza principali malattie genetiche.
Lo screening dei donatori è regolato da Direttive Europee e dai Decreti legislativi che le hanno recepite (D.Lvo 191/07 e Direttiva Europea 17/ 2006) e successivamente dalle le linee guida contenute nel “Documento sulle problematiche relative alla fecondazione eterologa a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 162/2014” (Conferenza delle Regioni e delle Province autonome 14/109/CR02/C7SAN) e dal D.Lvo 191/07 e dalla Direttiva Europea 17/ 2006.
Con ovociti eterologhi e seme omologo (Ovodonazione)
L’ovodonazione è la tecnica di fecondazione assistita che utilizza gli ovociti di una donatrice in coppie in cui non è possibile e/o controindicato l’utilizzo degli ovociti della donna o se la probabilità di ottenere una gravidanza con tali ovociti è molto bassa.
La donatrice verrà selezionata in base ai requisiti soggettivi e alle caratteristiche fenotipiche della coppia.
Tutte le donatrici vengono sottoposte a screening genetici ed infettivologici che ne garantiscano il buono stato di salute e l’assenza principali malattie genetiche.
Lo screening delle donatrici è regolato da Direttive Europee e dai Decreti legislativi che le hanno recepite (D.Lvo 191/07 e Direttiva Europea 17/ 2006) e successivamente dalle le linee guida contenute nel “Documento sulle problematiche relative alla fecondazione eterologa a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 162/2014” (Conferenza delle Regioni e delle Province autonome 14/109/CR02/C7SAN) e dal D.Lvo 191/07 e dalla Direttiva Europea 17/ 2006.
La tecnica consiste nella fecondazione in vitro degli ovociti della donatrice con gli spermatozoi del partner maschile della coppia.
Gli embrioni ottenuti dalla fecondazione verranno trasferiti nell’utero della donna (ricevente) una volta preparato per accoglierli (preparazione endometriale).
La preparazione endometriale ha lo scopo di sincronizzare l’endometrio con lo stadio evolutivo dell’embrione, per eseguire il transfer nel momento più appropriato.
I protocolli di monitoraggio endometriale possono essere:
- su ciclo naturale
- su ciclo artificiale (prevedono l’utilizzo di farmaci)
Durante questa fase la donna (ricevente) eseguirà controlli ecografici (monitoraggio endometriale) che permetteranno al medico di valutare la qualità e lo spessore dell’endometrio e identificare il giorno migliore per l’esecuzione del trasferimento in utero (transfer).
Con ovociti eterologhi e seme eterologo (Doppia Donazione)
Tale tecnica utilizza gli ovociti di una donatrice e il seme di un donatore.
Entrambi i donatori verranno selezionati in base ai requisiti soggettivi e alle caratteristiche fenotipiche della coppia.
Tutti i donatori vengono sottoposti a screening genetici ed infettivologici che ne garantiscano il buono stato di salute e l’assenza principali malattie genetiche.
Lo screening dei donatori è regolato da Direttive Europee e dai Decreti legislativi che le hanno recepite (D.Lvo 191/07 e Direttiva Europea 17/ 2006) e successivamente dalle le linee guida contenute nel “Documento sulle problematiche relative alla fecondazione eterologa a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 162/2014” (Conferenza delle Regioni e delle Province autonome 14/109/CR02/C7SAN) e dal D.Lvo 191/07 e dalla Direttiva Europea 17/ 2006.
La tecnica consiste nella fecondazione in vitro degli ovociti della donatrice con il liquido seminale di un donatore.
Gli embrioni ottenuti dalla fecondazione verranno trasferiti nell’utero della donna (ricevente) una volta preparato per accoglierli (preparazione endometriale).
La preparazione endometriale ha lo scopo di sincronizzare l’endometrio con lo stadio evolutivo dell’embrione, per eseguire il transfer nel momento più appropriato.
I protocolli di monitoraggio endometriale possono essere:
- su ciclo naturale
- su ciclo artificiale (prevedono l’utilizzo di farmaci)
Durante questa fase la donna (ricevente) eseguirà controlli ecografici (monitoraggio endometriale) che permetteranno al medico di valutare la qualità e lo spessore dell’endometrio e identificare il giorno migliore per l’esecuzione del trasferimento in utero (transfer).